Se avreste percorso la strada che da Piazza
del Collegio porta a Sant’Agostino, naturale linea di confine tra Porta Romana
e Cassero, vi sareste sicuramente imbattuti in
un uomo corpulento, con capelli brizzolati con indosso una gabbanella
bianca unta e sporca, appoggiato allo stipite della porta ad osservare i
passanti.
E se vi foste addentrati nell’alimentari,
attraversando la prima porta, vi avrebbe raggiunto passando dalla porta del
bar, e lo avreste trovato nella sua naturale posizione di lavoro e vi avrebbe
salutato con un sonoro “ciao ciccio”.
L’uomo non ha bisogno di alcuna presentazione,
infatti tutti i castiglionesi lo conoscono, o per meglio dire conoscevano, dato
che in questo periodo ricorre il settimo anniversario della sua morte.
Il nostro Santino, al secolo Santi Tanganelli
ha sfamato e abbeverato generazioni e generazioni di figli della lupa: sia i più
vecchi che i più giovani si ricorderanno sicuramente della storica bottega, che
non ha mai conosciuto altra locazione dall’inaugurazione nel lontano 1947, e da
allora ha vissuto entrambe le ere del rione giallorosso, da centro nevralgico
del paese a landa desolata.
I ragazzi di porta romana che frequentavano
il liceo scientifico potevano sentire l’aria di palio, quando, uscendo da
scuola, vedevano la storica bandiera giallorossa con la lupa nera sventolare
tra la prima fila di finestre di casa e la porta del bar.
Quel bandierone ha visto schiere di giovani
rionali giallorossi, passare in corteo per via Roma, carichi di speranza,
pronti alla battaglia e vogliosi di tornare a casa vincitori: e per ben 11 volte ha udito alla sera i cori
di vittoria dei nostri ragazzi. Purtroppo il vessillo non viene più esposto da
quando Santino è venuto a mancare: quindi al pari del padrone non ha più potuto
salutare i giovani del rione, e sentirli cantare mentre si avviano verso il
tondo del Parterre.
Il Bar da Santino è stato per generazioni il
punto d’incontro dei facinorosi del rione della lupa, rammentava sempre delle
schiere di picchiatori giallorossi che si avvicendavano nel suo bar prima delle
sfide di calcio e nel tondo del parterre. Ma stare vicino ai ragazzi del rione,
grandi e piccini, è sempre stata la sua sacra missione, per esempio era uno
degli addetti della squadra di calcio, e sua responsabilità erano i viveri e
l’uniforme.
Se foste entrati nel bar avreste visto, nelle
foto appese al muro, un giovane Santino ritratto con i giovani calciatori della
lupa, e in quelle circostanze rammentava sempre le prodezze dei difensori Lallo
e Poli, in grado di reggere la difesa da soli da quanto erano “inguastiti”.
Il grande gesto del nostro Santino prima di
morire, fu di riconsegnare, come un vero custode alla fine della sua sacra
missione, le storiche maglie da calcio al rione, indossate dagli 11 lupi che
più volte hanno banchettato nel campo del villaggio del giovane con le spoglie
degli avversari.
Così i giovani decisero di dedicare a lui una
delle storiche magliette del branco: la frase sotto il suo profilo in timbro
giallorosso recitava HALZA EL GOMITO SIEMPRE, in onore al gesto di brindare
prima ad un grande uomo del rione giallorosso, poi al suo ricordo indelebile.
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